Nella serata di venerdì 27 maggio all’età di 69 anni, con coraggio e fede che gli hanno dato la forza di continuare la sua vita nella maniera più normale e attiva possibile, circondato dal medesimo amore dalla moglie Annamaria, dai figli Alberto e Mariangela e dai nipotini Jean Paul e Giorgio, il nostro parrocchiano e amico Jean Paul Loundja è tornato alla casa del Padre.
Sono stati concelebrati i funerali da don Andrea - don Gianni - don Francesco Necchia e don Francesco Misceo.
Figura sicuramente familiare non solo per i frequentatori più o meno assidui della Parrocchia di San Marcello fin dal suo arrivo nel 1993, ma per tutti coloro che hanno conosciuto la nostra parrocchia per attività comunitarie: tanti eventi di aggregazione altrimenti impossibili in questo quartiere, raccolta e distribuzione di beneficenza-attività missionarie, campi estivi a Casa Hosanna... Jean Paul è stato per quasi trent'anni un punto di riferimento costante ed immutato per tutta la comunità parrocchiale; collaboratore e supporto per i parroci, arrivato nel periodo più difficile mai vissuto dalla nostra comunità.
Ma soprattutto direi che J. P. è stato un amico speciale per tutti noi, perché quando una persona è speciale anche il rapporto con lei non può che essere tale.
Ho sempre avuto la possibilità di “vederlo all’opera” appunto nell’organizzazione delle tombolate e raccolta dei premi da assegnare; nella preparazione delle camerate a Casa Hosanna per bambini, ragazzi, scout e gruppi diversi provenienti da ogni parte della regione e nella pulizia preventiva e successiva. E delle piantumazioni di piante di ogni genere e "del verde"... ne vogliamo parlare? Quanta cura da esperto giardiniere in attività anche faticosissime, portate avanti viaggiando sempre sul suo mitico Vespone color carta da zucchero.
Non dimenticherò mai il "consiglio" affettuoso e ironico che diede a mia figlia Valentina (che conosceva bene anche come Capo Scout e assidua frequentatrice di Casa HOSANNA con il suo Gruppo Bari 3) quando ebbe la prima figlioletta. "Ma tu sai fare la mamma?"- le chiese - "Perché al mio paese [in Congo] la neo-mamma deve trasferirsi per almeno sei mesi a casa dei genitori del marito per imparare a fare la mamma". E concluse "ma con la tua mamma Gemma che ne ha avuto 4 di figli hai una grande maestra!"
In questo modo ho potuto apprezzare in lui il calore umano e la cristiana disposizione con cui ha sempre invitato, incontrato e accolto le persone al fine di promuovere le attività della comunità parrocchiale, nonché la grande umiltà nel servizio instancabile per la cura della chiesa e le necessità materiali della parrocchia, sempre nel rispetto dell’autorità dei sacerdoti.
Guardando indietro, ma soprattutto pensando a questi ultimi anni in cui sicuramente Jean Paul avrà avvertito fatica nelle attività personali e parrocchiali a causa dell'incidente e del successivo malessere, ma sempre cercando di non farsene accorgere troppo, non posso che pensare alla sua intima somiglianza con la comunità parrocchiale e la sua chiesa: una costruzione moderna e sempre accogliente. E penso che in questi trent'anni la maggior parte delle persone che hanno frequentato la parrocchia abbia avuto come primo ed immediato contatto proprio con Jean Paul.
Riflettendo sulla sua persona mi risulta istintivo pensare alle figure delle sorelle Marta e Maria che il Vangelo ci dipinge nella situazione di accogliere il Signore e a come J. P. le abbia ogni giorno della sua vita fuse insieme, nella preghiera costante e nel servizio alla sua bellissima famiglia e a quella allargata della comunità parrocchiale, con disponibilità, accoglienza e pazienza per tutti e per ciascuno, senza mai alterarsi o parlare male di alcuno, con un naturale ed istintivo atteggiamento di ottimismo e positività cristiani sempre saldamente realistici e concreti perché basati sulla fede.
E allora la dipartita del nostro caro amico J. P. è diventata un’occasione per ognuno di noi per riflettere sulla nostra vita ed identità cristiana, per fare un esame di coscienza sulle nostre responsabilità personali circa l’impegno dei nostri talenti e sulle responsabilità collettive di azione cristiana nella società e negli ambienti in cui viviamo.
Antonio Distaso
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