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San Marcello

Collocazione provvisoria





Nei giorni in cui la Pasqua cristiana avrebbe donato anche qualche giorno di riposo e svago primaverile, ci sentiamo profondamente confusi poiché non solo continuiamo a restare a casa, sospesi, ma soprattutto perché non abbiamo alcuna certezza su quando “vedremo la luce”.

Fino allo scorso anno, trascorrevo di solito i giorni del triduo pasquale impacchettando uova, pulcini, coniglietti, pensierini, accompagnandoli con riflessioni adeguate tanto al periodo quanto ai destinatari.

Facendo pulizia per disfarmi del “vecchio” e dell’inutile e far spazio al nuovo, ho ritrovato un famoso scritto di don Tonino Bello di cui vorrei farvi dono proprio in questa giornata, in cui facendo memoria della morte, ci si lascia prendere spesso dalla tristezza, dallo sconforto, dalla disperazione, come se essa avesse l’ultima parola, incuranti che “alla morte bisogna abbandonarsi con speranza, con la speranza cristiana della Risurrezione”.

“Questo che faceva dire a Montale: «Non posso pensarti dolente, dal momento che per un cristiano la morte odora già di risurrezione». Ed è per questo che io amo, sopra tutti, un crocifisso che ho visto nel duomo di Molfetta: era in sacrestia, vicino a un cartello ingiallito che diceva “Collocazione provvisoria”. Credo che questo sia il senso della nostra vita e della nostra morte, in attesa della risurrezione. Tuttavia, perché si muoia, io non lo so. Sono convinto che il senso della morte, come quello della vita, dell’amicizia, della giustizia e quello supremo di Dio, non si trovi in fondo ai nostri ragionamenti, ma sempre in fondo al nostro impegno”.

Il mio augurio è che in questi giorni “di morte”, in cui sembra che le brutte notizie superino quelle che donano speranza, possiamo fare nostre le parole di un vescovo che intravedeva nella condizione umana una collocazione provvisoria ma soprattutto possiamo provare a far morire l’uomo vecchio che è in noi, le nostre abitudini malsane (come singoli e come comunità) per permettere alla Pasqua (per chi crede) o alla primavera (per chi non crede) di fare nuove tutte le cose. Perché, come sosteneva lo stesso don Tonino, “tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga”.


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