Quante volte ci capita durante la giornata di sentir parlare di problematiche che spesso ci sembrano troppo distanti? Argomenti verso i quali ci sentiamo impotenti, ma che quando decidiamo di affrontarli, ci toccano profondamente e ci sconvolgono.
Lo scoutismo, non è solo uniformi blu e avventure nella natura, ma anche sete di conoscenza e voglia di mettersi in gioco per dare il proprio contributo nella risoluzione dei problemi sociali, apparentemente troppo grandi per la nostra portata. Attraverso scelte di servizio e l’affrontare un determinato capitolo (tematica sociale) da affrontare durante l'anno, si cerca di approfondire le difficoltà della realtà che ci circonda e fare qualcosa di concreto per essere quel famoso cambiamento che si vuole vedere nel mondo nel tentativo di “lasciarlo un po’ meglio di come lo si ha trovato”.
Quest’anno il clan Rosa dei Venti del gruppo scout Bari 8, che ha sede nella parrocchia San Marcello, ha deciso di affrontare il tema dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), la scelta è nata dalla consapevolezza dell'ampia diffusione di questo problema, specie con l’avvento dei social media, il lockdown causa pandemia e nuovi stereotipi di bellezza che si vanno affermando e che si cerca di imitare. Nonostante qualche si parli di DCA nelle scuole, nell'effettivo spesso si sa poco e male. Ed è proprio per via di ciò che non ci sentivamo capaci di poter aiutare una persona con DCA, a noi più o meno vicina; nello starle accanto avendo rispetto del suo disturbo o aiutandola a riconoscere l'anomalia di certi sintomi e a rivolgersi successivamente a uno specialista. Per essere il cambiamento avevamo bisogno di essere informati sul come esserlo.
Da cosa è scaturito? Si può guarire completamente? Perché ci sono più ragazze affette da DCA rispetto ai ragazzi? Sono queste solo alcune delle domande su cui si è cercato di fare chiarezza. All’inizio del percorso, per rompere il ghiaccio, si è deciso di ascoltare un podcast, in cui una ragazza raccontava come era riuscita a stare accanto ad un'amica con DCA. Poi abbiamo voluto testare le nostre conoscenze effettuando un quiz online sul tema e infine siamo voluti entrare nel vivo della tematica. Sapevamo benissimo che per ogni storia ci fossero più punti di vista, per tal motivo nella fase di informazione sono stati effettuati tre incontri distinti: uno con una vittima di disturbi alimentari, per sentire il racconto di un'esperienza vissuta, uno con una nutrizionista per avere un parere scientifico che ci facesse comprendere le diversità dei DCA e le loro cause; e infine uno con una psicologa per avere un parere umano sui migliori comportamenti da avere nelle situazioni che coinvolgono queste persone.
Il primo incontro è stato quello con Francesca, una ragazza di 20 anni che ha sofferto di bulimia durante la sua adolescenza. Ci ha raccontato la sua esperienza fornendo la motivazione della nascita del suo disturbo, ossia la separazione dei genitori e il conseguente trasferimento per un periodo a Milano, che l’ha portata ad avere numerosi problemi nel riuscire a socializzare ed integrarsi. Da questo momento sono iniziati i problemi, finché non è dovuta andare in ospedale. Una volta finito il periodo di recupero ha ricominciato ad uscire ed è riuscita a riprendere in mano la propria vita senza, tra l’altro, un aiuto psicologico.La nostra ospite ha ribadito più volte l’importanza di avere delle persone accanto durante la lotta contro la bulimia, nel suo caso fondamentale è stata la presenza della madre, ed ha affermato inoltre che potendo tornare indietro avrebbe voluto intraprendere anche un percorso con uno psicologo.
Il secondo incontro è stato con la nutrizionista Lorusso, la quale ha fornito un parere più tecnico, spiegando che solitamente il primo step nel processo di guarigione per una persona affetta da DCA è proprio quello di rivolgersi a un nutrizionista il quale dà una dieta adeguata da seguire. La dottoressa ha affermato però che il lavoro non è mai svolto da un singolo specialista, ma esiste una vera e propria equipe di medici, psicologi e nutrizionisti che lavorano insieme affinché il paziente possa guarire al meglio. È infatti possibile guarire definitivamente dai DCA, così come però sono possibili eventuali ricadute.
L’ultimo incontro è stato quello con la psicologa Zambetta che ha sottolineato la problematica, specie nel sud Italia, della quasi totale assenza di centri di accoglienza per vittime di DCA, ossia comunità dove possono curarsi. Ha confermato che è possibile guarire da un DCA, la presenza di delle ricadute è semplicemente dovuta all’evolversi delle vite delle persone e quindi un ritrovo delle fragilità che hanno scaturito i DCA. La presenza dei disturbi nella maggioranza in soggetti femminili è principalmente dovuta alla nostra società, che da sempre vede il corpo della donna come veicolo che attira sguardi e commenti, quasi strumentalizzandolo. Tuttavia andando avanti sono sempre più diffusi i disturbi alimentari anche nei maschi in quanto la società moderna e i social media rendono anche l’uomo esposto e vittima di commenti. Inoltre un dato abbastanza importante che la psicologa ha fornito è che ogni anno 5000 persone muoiono per un DCA.
A fronte di tante informazioni viene spontaneo voler attivarsi e fare qualcosa per aiutare, per tal motivo il gruppo scout bari 8 si è prefissato di avviare presso la parrocchia San Marcello un progetto-pilota di informazione per coloro che soffrono di DCA o anche solo per chi vuole saperne di più a riguardo che prevederà una serie di incontri di gruppo con dei professionisti. È un’occasione da non perdere, aperta a tutti, per poter chiarire dubbi e approfondire un tema conosciuto… ma forse non così tanto!
Clan Bari 8
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