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San Marcello

Il nostro vitello d’oro

Ieri mi hanno chiesto di pubblicare sul blog l’articolo di Alex Zanotelli del 17 dicembre in “Mosaico di pace” e io provvedo subito:


Non più schiavi. Non poteva esserci un titolo migliore per esprimere questo sistema, “O’ Sistema”, entro cui viviamo. Un sistema di capitalismo sfrenato che produce necessariamente enormi disastri, indicibili schiavitù. Chi lo ha colto bene è stato proprio papa Francesco nel voler dedicare alla schiavitù la prossima Giornata della Pace (1 gennaio 2015). Nell’Evangelii Gaudium, al num. 55, Egli scrive: “Una delle cause di questa situazione si trova nella relazione che abbiamo stabilito con il denaro, poiché accettiamo pacificamente il suo predomino su di noi e sulle nostre società. La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano! Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr Es 32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano”. E al punto precedente (n.54) scrive: “La cultura del benessere ci anestetizza e perdiamo la calma se il mercato offre qualcosa che non abbiamo ancora comprato, mentre tutte queste vite stroncate per mancanza di possibilità ci sembrano un mero spettacolo che non ci turba in alcun modo”. Credo che questa sia la descrizione più completa che possa esserci del “mondo” in cui viviamo: un capitalismo sfrenato che porta al consumismo senza limiti. Questo il cuore del problema. Siamo in un sistema ci fa consumare, che ci ha reso merce. È quanto scrive padre John F. Kavanaugh (in “Seguire Cristo in una società consumistica”): “Per noi la coazione a consumare è diventata profonda come l’esigenza di sopravvivere”, perché il modello consumista rivela che il nostro essere e il nostro senso sono calcolabili esclusivamente in funzione delle cose che possediamo. Siamo misurabili in base a ciò che possediamo. Schiavi di quello che abbiamo, prodotti da ciò che produciamo. Immagine e somiglianza delle nostre opere, rivelati a noi stessi come merci, spogliati della nostra umanità.

Questo sistema consente al 20% della popolazione mondiale di appropriarsi del 90% dei prodotti e delle risorse: ecco il primo vero peccato fondamentale. Gli 85 uomini più ricchi al mondo hanno l’equivalente di 3 miliardi e mezzo dei più poveri di questo pianeta.

La prima schiavitù è economica e porta al paradosso che tre miliardi di essere umani vivono con 3 dollari al giorno mentre 800 milioni di persone patiscono la fame. È un sistema perverso perché al primo posto delle nostre esistenze abbiamo messo l’economia e il denaro. Non ci interessa più l’uomo o la donna, non mettiamo in conto le conseguenze per il Sud del mondo. Che paga il prezzo del nostro benessere con il lavoro forzato, con la tratta degli immigrati. Con i profughi che scappano da situazioni impossibili e chiedono asilo politico. Sono drammatiche le conseguenze degli human trafficking, il traffico di esseri umani. La tratta è lo schiavismo dei nostri giorni. Milioni di persone imprigionate in una vita di lavoro forzato, di lesa dignità e di sfruttamento sessuale. Oggi sono ridotte in schiavitù più persone di qualunque altro momento della storia umana. Pensate solo al paradosso che, mentre il prezzo medio di uno schiavo negli Stati Uniti del Sud nel 1850 era l’equivalente di 40.000 dollari odierni, oggi una persona può essere venduta e ridotta in schiavitù per una cifra media di 100 dollari.

Abbiamo costruito un nuovo vitello d’oro a cui sacrifichiamo tutto e tutti. Uccidiamo un milione di persone con le guerre (solo la guerra in Congo è costata 4 milioni!). E chi paga questo grande debito? Il pianeta terra nel suo insieme! Ecco, infine, un doveroso accenno alla profonda crisi ecologica odierna. In nome della finanza, il nuovo vitello d’oro, sacrifichiamo il pianeta terra.

Pensavamo di esserci lasciati alla spalle la schiavitù. E, invece, ne siamo coinvolti sino al collo. Schiavi a non finire. Fino a quando?

Alex Zanotelli

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