Ieri abbiamo visto il film “Bonheffer”, ci ha dato emozioni di diverso tipo, questo uomo alla ricerca di Dio, della verità e di ciò che è giusto fare. Una cosa ha mostrato sicuramente: aveva fede! Il finale ad alcuni non è piaciuto, ma a me molto, è vero che muore e spesso noi desideriamo che termini felicemente per i personaggi buoni. Ma certamente ha mostrato coraggio e completa fiducia in Dio…..poi quando gli viene detto che è la fine perchè sta andando a morire lui afferma di no e che è l’inizio.
Una delle poesie che dice è questa:
Chi sono?
Chi sono? Spesso mi dicono che esco dalla mia cella sciolto e sereno e saldo come un signore dal suo castello
Chi sono? Spesso mi dicono che parlo con i sorveglianti libero e cordiale e franco come se avessi da comandare.
Chi sono? Mi dicono anche che i giorni porto della malasorte imperturbabile, sorridente e fiero, come chi è uso alle vittorie.
Davvero sono quello che altri di me dicono? O son soltanto ciò che io stesso di me so? Inquieto, nostalgico, malato, come un uccello in gabbia, boccheggiante per un soffio di vita, come se mi strozzassero, affamato di fiori, di colori, cinguettii, assetato di buone parole, di calore umano, tremante d’ira per l’arbitrio e la minima offesa, tormentato dall’attesa di grandi cose, invano trepidante per amici a distanza infinita, stanco e troppo vuoto per pregare, per pensare, per fare, fiacco e pronto a dire addio a tutto? Chi sono? Questo o quello? Sono forse oggi questo e domani un altro? Sono entrambi al contempo? Dinanzi agli uomini un ipocrita e per me stesso un debole piagnucoloso degno di disprezzo? O forse ciò che è ancora in me assomiglia all’esercito in rotta che arretra confuso dinanzi a vittoria già ottenuta?
Chi sono? Solitario porsi domande si fa beffe di me. Chiunque io sia, Tu mi conosci, Tuo sono, o Dio!
Questa preghiera Dietrich la propone a un condannato a morte, che inizialmente gli risponde che non crede in Dio, ma poi la recita e da piangere giorno e notte perchè non voleva morire, raccontano che è andato al patibolo sereno, come non l’avevano mai visto:
Luce
In me è buio, ma da te c’è luce, io sono solo, ma tu non mi lasci son pusillanime, ma da te c’è aiuto sono irrequieto, ma da te c’è pace in me c’è amarezza, ma da te pazienza le tue vie non comprendo, ma tu conosci la retta via per me.
Questa è l’ultima poesia che vi scrivo:
Morte
Vieni, ora, festa suprema sulla via verso la libertà
morte, rompi le gravose catene e le mura
del nostro effimero corpo e della nostra anima accecata,
perché finalmente vediamo, ciò che qui c’è invidiato di vedere.
Libertà, a lungo ti cercammo nella disciplina, nell’azione e nella sofferenza.
Morendo, te riconosciamo ora nel volto di Dio.
Maria
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