Duccio di Buoninsegna: Incredulità di Tommaso (particolare)
Mi sono chiesto che cosa aveva impedito a Tommaso di credere all’ esclamazione della comunità dei discepoli che dicevano: “Abbiamo visto il Signore”.
Premesso che alla fede non si arriva sempre in un sol giorno, premesso -ed è importante- che non siamo noi gli artefici della fede, forse una cosa non aveva convinto Tommaso: che parlavano del loro Maestro come di uno che aveva vinto la morte, e otto giorni dopo si trovavano ancora con le porte chiuse. Quelle porte chiuse erano una contro testimonianza al vangelo della risurrezione, un vangelo che apre. Una comunità chiusa, separata, sulle difensive non sarà mai una buona testimonianza della risurrezione.
Questa purtroppo è l’immagine che spesso ancora oggi diamo: l’ho ritrovata puntualmente in un passaggio di un’intervista allo scrittore Giuseppe Pontiggia. Ecco le sue parole: “Quello che più colpisce della buona novella di Cristo è il fatto che ogni uomo può essere salvato. Da questo punto di vista non c’è speranza più grande di quella contenuta nelle parole di Gesù al ladro crocifisso al suo fianco: “Oggi sarai con me in paradiso”.
A volte, invece, la coscienza laica si trova a disagio davanti alla percezione di una comunità di eletti contrapposta alla massa sterminata delle persone che, per i motivi più diversi, restano al di fuori della salvezza.
Cristo ha parlato per i peccatori e non per i giusti, eppure il laico si sente comunque peccatore rispetto alla Chiesa: anche lui, però, può avere momenti di fede autentica”.
“Una comunità di eletti contrapposta a una massa” -lasciatemelo dire- non è immagine buona del Signore risorto.
Forse dovremmo prendere sul serio le parole di Gesù ai suoi discepoli: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi”.
A volte ci si nasconde dietro la parola “mandato”. Noi siamo mandati. E ci si sofferma poco -troppo poco- su quel “come”, che segna una discriminante, e si pensa per lo più che siamo mandati a parlare.
Ricordate l’inizio della missione pubblica di Gesù, nella sinagoga a Nazaret? Mandato per che cosa? Mandato come?
E Gesù riprende il passo di Isaia e dice: “Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia…”.
Come è stato mandato lui, così mandati noi: non a criminalizzare, non la condanna che rinchiude, ma il perdono, il perdono che fa stare il cuore nella pace: “Entrò e disse: Pace a voi!”. C’è una grazia per tutti.
Come Gesù. Non i gesti che chiudono, ma quelli che aprono, che sollevano: l’ombra di Pietro, l’ombra che guarisce al suo passaggio. Pensate, non una parola! L’ombra, quasi l’assenza del gesto, l’ombra silenziosa, una presenza, l’aria che tu fai respirare… dà pace, risolleva il cuore, rimette in cammino.
La bellezza di una chiesa, quando bastava un’ombra! (da un commento di Angelo Casati – http://www.sullasoglia.it)
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