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  • San Marcello

“Anche voi tenetevi pronti”


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Gesù ha legato ogni autorità nella comunità al servizio (Bonhoffer); non solo ha fatto del servizio il nome nuovo, il nome segreto della civiltà, ma ne ha fatto anche lo specifico del rapporto reciproco tra uomo e Dio. Noi servitori di Dio e Dio che si fa servitore dei suoi servi: li farà mettere a tavola e passerà a servirli.

Per tre volte risuona l’invito: siate pronti. Ma che cosa si aspetta il servo fedele? Dall’avvenire non viene qualcosa, bensì Qualcuno. Alla fine della notte, sorge lo splendore di un incontro. E non con il Dio ladro di vita, ma con un Dio che si fa servo dei suoi servi, che si china davanti all’uomo e lo onora, che allieta e nutre la vita, amante della vita. Alla fine della notte … La fedeltà di quel servo non viene considerata un semplice atto dovuto, un dovere compiuto, ma è per Dio una gioia e una sorpresa. Forse quel servo dà a Dio più di quanto Dio stesso si aspettasse, è capace di sorprenderlo e meravigliarlo, capace di farlo gioire. E per questo genera una risposta eccessiva e liberante, oltre il dovuto e il giusto, nel campo del puro dono.

Beato quel servo che Dio troverà vigilante. Perché beato? La fortuna del servo non sta nel fatto che ha saputo attraversare la notte vegliando, ma nasce molto prima, dal fatto che il padrone si fida di lui e gli affida la casa. Dio ha fede nell’uomo. La fiducia del mio Signore mi conquista, in essa pongo il cuore, ad essa rispondo, mio primo salmo: Beato l’uomo perché Dio ha fede in lui. E fede di servo risponde a fede di Dio, e il servo amministra con gioia più un patrimonio di amicizia reciproca che non di case e di beni.

Allora dov’è il tuo tesoro lì sarà anche il tuo cuore. Il vero tesoro sono sempre le persone e mai le cose. Per il servo infedele tesoro è il potere sugli altri, la possibilità di comandare e i vantaggi che ne derivano. Per lui che ha posto il cuore nelle cose, l’incontro alla fine della notte sarà la dolorosa scoperta di avere mortificato la propria vita e quella degli altri, di avere fra le mani solo il pianto di una vita sbagliata.

Dov’è il tuo tesoro lì c’è il tuo cuore. E qual è il tuo tesoro se non il cumulo delle tue speranze e le persone per cui trepidi e soffri? Un tesoro di persone e di speranze è il motore della vita. Il mio tesoro è un Dio che si fa servitore. Il cuore vive se gli offriamo tesori da amare, da sperare, da cercare. Altrimenti non vive.

La nostra vita è viva se abbiamo coltivato tesori di persone, tesori di speranza, la passione per il bene possibile, per il sorriso possibile, per l’amore possibile, un mondo migliore possibile. La nostra vita è viva quando abbia un tesoro per cui valga la pena mettersi in viaggio, in un glorioso emigrare verso la vita, verso Colui che ha nome Amore, pastore di costellazioni e di cuori, che alla fine della notte ci metterà a tavola e passerà a servirci. (da un commento di p. Ermes Ronchi, osm)

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