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San Marcello

Dallo scandalo alla rivelazione


Giuseppe è l’uomo descritto dal Salmo: «Beato l’uomo che teme il Signore … la sua giustizia rimane per sempre. Spunta nelle tenebre come luce per i giusti, buono, misericordioso e giusto … il giusto sarà sempre ricordato (cf Sal 112/111, 1.3-4.6). Egli della stessa stirpe di Elisabetta e Zaccaria, genitori di Giovanni battista, che sono «giusti davanti a Dio» (Lc 1,6). La giustizia di Giuseppe non risiede nel suo essere ligio alla legge materiale, rispettoso scrupoloso della norma giuridica, ma egli è giusto perché valuta gli eventi, ne comprende in parte il senso e sceglie il suo ruolo che è quello di non essere un ostacolo. La giustizia di Giuseppe è una partecipazione attiva agli eventi che vive.

Non siamo giusti quando siamo coerenti con la legge o abbiamo ragione o riconosciamo il dovuto, ma quando dimoriamo nella verità di noi stessi e nella verità della relazione con gli altri. Non la giustizia della legge, ma la giustizia come virtù, cioè come prospettiva di vita che guarda l’intimo degli eventi e delle persone, non il comportamento dell’apparire: è il motivo per cui è una delle quattro «virtù cardinali» con la  prudenza, la  fortezza  e  la temperanza (CCC 1805.1807). Essere giusti significa superare la legge e valutare le cose dal punto di vista della verità. L’angelo però interviene per dire a Giuseppe che proprio per questa sua attitudine alla giustizia è stato scelto per essere il «custode legale» del bambino che nascerà. E’ la prima adozione legale della storia o almeno la più famosa… (da un commento di Paolo Farinella, prete)

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