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San Marcello

Dio non è Padre dei morti, ma dei vivi


… Il legamento di Dio con me è il punto decisivo, la mia vita è parte della sua. Lui ricorda il mio nome accanto a quello di Isacco, e pronuncia il mio e ogni nome insieme a quello di Gesù, il primo dei risorti; e con ogni singolo uomo ha stretto un patto eterno che san Paolo esprime così: «nulla potrà separarci dall’amore di Dio, né morte né vita» (Romani 8,38), nulla al mondo, nulla al di là del mondo. «E tutti vivono per lui». Dio stesso è la nostra vita, e lui vive di noi, vive di me, poiché l’amato è la vita di chi ama. La fede nella risurrezione è allora fede in un amore che conosce molti doveri, ma il primo di questi è di essere vicino, unito, inseparato amore.

L’evidenza della storia, la nostra esperienza, tutto dice: il cammino dell’uomo va dalla vita verso la morte. Gesù capovolge la prospettiva: dalla morte alla vita va il pellegrinaggio dell’uomo. La morte sta dietro, alle spalle, non in faccia. In faccia a me sta il Dio dei viventi. L’evidenza della morte è una illusione: «Dio per te non esiste la morte\ noi non andiamo a morte per sempre\ il tuo mistero trapassa la terra\ non lascia il vento dormire la polvere» (Turoldo).

Da questo miracoloso santuario di Dio che è la terra, dove nessun uomo può restare a vivere, le porte della morte si aprono verso l’esterno: ma su che cosa si aprono i suoi battenti? Non lo sai? Sulla vita! Dove Dio è Padre solo se ha dei figli vivi …                                                                                                            (da un commento di Ermes Ronchi)

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