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San Marcello

Il gesto dell’Inizio


Ricordate la preghiera che abbiamo ascoltato nella liturgia d’Avvento, la preghiera di un popolo penitente  custodita nel libro di Isaia.

“Tu, Signore da sempre sei nostro padre,

da sempre ti chiami nostro redentore

Perché, Signore,

ci lasci vagare lontano dalle tue vie?…

Ritorna per amore di tuoi servi

se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63, 16-17).

La preghiera del popolo penitente, anche di quella folla penitente che correva a farsi battezzare dal Battista, la preghiera è esaudita: di Gesù nelle acque del Giordano, Marco dice che, salendo dall’acqua, vide i cieli squarciati.

I cieli chiusi si squarciano su Gesù, in quel momento, lo Spirito scende su Gesù in quel momento, e in quel momento la voce dall’alto dice di Gesù: “Tu sei il mio figlio, il diletto; in te mi sono compiaciuto”.

C’è qualcosa di inaudito, in questo battesimo del Signore.

Se aprite il Vangelo di Marco, vi accorgete che questa è la prima apparizione di Gesù. Nel Vangelo come appare? Pensate quante attese sulla venuta del Messia, quanti sogni sul suo apparire; ebbene, come appare? La prima immagine di Gesù nel Vangelo di Marco è un Gesù in fila con i peccatori, non un Gesù che battezza, ma un Gesù che è battezzato da un suo servo, da Giovanni.

Prima immagine nel racconto di Marco, un’immagine che disturbava, che in un certo senso scandalizzava, tant’è che gli altri evangelisti, pur attingendo da Marco, cercano di attenuare, in qualche modo, il disagio e lo scandalo, magari premettendo un dialogo: “Sono io” -dice Giovanni nel vangelo di Matteo – “sono io che ho bisogno di essere battezzato da te….”. Marco invece è più lineare, più pulito. Prima apparizione è questa: “E avvenne in quei giorni che Gesù venne da Nazaret della Galilea, – non da chissà quale città -, e fu battezzato da Giovanni nel Giordano”.

E in quel momento si squarciano i cieli.

Cerco di interpretare, – voi perdonerete se forzo forse un poco il testo, ma qui sembra proprio di leggere che la manifestazione è per Gesù. Marco dice che è Gesù che vede lacerarsi i cieli, è Gesù che ode la voce. E non prima di quel momento. Starei per dire che proprio nel momento in cui Gesù si fa ultimo con gli ultimi avviene la certificazione, riceve la consacrazione. Come a dire: hai scelto il gesto giusto, il gesto dell’inizio, quello dal quale si intravede l’intero cammino, sintesi e simbolo dell’intero cammino della tua vita, della tua missione.

Mi viene spontaneo chiedermi: noi che cosa avremmo scelto – dico, noi uomini religiosi – come primo gesto, gesto dell’inizio? Eppure all’inizio sta anche per noi il battesimo, cioè questa immersione.

Gesto – vi dicevo – sintetico, sintesi di una vita. E infatti c’è una sorprendente rassomiglianza – e gli esegeti la fanno notare – tra questo episodio degli inizi e l’episodio della fine, il racconto della croce.

Qui nel Battesimo a squarciarsi sono i cieli, là nell’ora della croce a squarciarsi sarà il velo del tempio.

Qui nel Battesimo è Gesù a vedere i cieli aprirsi e lo Spirito scendere su di lui, là nell’ora della croce sarà il centurione pagano che vedrà lo spirito uscire da Gesù: “emise lo spirito”. Ciò che Dio dice di Gesù, presentandolo nel giorno del battesimo, lo dirà un uomo, un uomo della storia, un pagano, più pagano di così si muore, il centurione. Lui dirà: “veramente quest’uomo era Figlio di Dio”.

Il Battesimo – voi mi capite – era compiuto. L’immersione – noi dovremmo parlare più spesso di immersione, la parola Battesimo può evocare nella mente di qualcuno di noi un po’ di acqua sul capo-, dicevo: l’immersione era compiuta. Immerso Gesù nella morte per riemergere nella risurrezione.

Così anche il nostro Battesimo: immersi nell’acqua – come gli ebrei nel Mar Rosso, come Gesù nel Giordano – per lasciare nelle acque sepolta una vita di schiavitù e camminare nella libertà, per lasciare nelle acque sepolto l’uomo vecchio e camminare in novità di vita, per lasciare nelle acque l’inganno del maligno e camminare invece per le strade dello spirito; essere uomini e donne che non gridano, che non alzano il tono, che non fanno udire in piazza la voce, che non spezzano una canna incrinata, che non spengono uno stoppino della fiamma smorta, che proclamano il diritto con fermezza, che non vengono meno, che non si abbattono.

Ecco a volte mi chiedo: chissà se quando battezziamo qualcuno lo affidiamo a questa, e non a un’altra strada, a questo e non a un altro spirito. (da un commento di don Angelo Casati, http://www.sullasoglia.it)

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L’immagine: Marco Ivan Rupnik: Battesimo di Gesù,  Sacrestia della Cattedrale di Santa Maria Reale dell’Almudena,  Madrid – Spagna – Settembre 2005

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