Pochi personaggi del Vangelo sono simpatici come questa donna: è una madre, non prega per sé, ha immaginazione, non si arrende ai silenzi o al rifiuto, intuisce sotto il no di Gesù l’impazienza di dire sì. Crede che Dio è più attento alla felicità dei suoi figli, che non alla loro fedeltà. Questa è la grandezza della sua fede. Crede che Dio consideri la salute di una ragazza fenicia più importante della sua adorazione e della sua gloria. Crede che la gloria di Dio è l’uomo vivente, l’uomo guarito, una ragazza felice, una madre abbracciata alla carne della sua carne. Grande è sulla terra il numero delle madri di Tiro e Sidone, che non sanno il credo, ma sanno il cuore di Dio, lo sanno da dentro. Grande è allora la fede sulla terra: le madri sanno che se un figlio soffre, per questa semplice, nuda ragione, Dio si fa vicino.
È il Dio-per-te, che non si appartiene, ma appartiene ai sofferenti di qualsiasi fede, di qualsiasi nazione. Dove c’è dolore lì c’è tutta la pietà di Dio. Può sembrare una briciola, ma le briciole di Dio sono grandi come Dio stesso. Perché Dio non può dare nulla di meno di se stesso. E se un giorno la sofferenza mi impedirà forse perfino di pregare, se saprò esprimere solo una muta paura, in quel momento Dio si farà vicino, pane per i figli, briciole per i cuccioli. E so che allora non importerà più merito o demerito; Dio non conterà i miei peccati, ma ad una ad una le mie lacrime. E l’avrò vicino, il Dio che pena nel cuore di ogni figlio; che in ognuno porta la speranza e forse anche la dolcezza dell’abbraccio della madre cananea e della figlia guarita.
Una frase dà la svolta al dialogo. Dice quella donna: non puoi fare delle briciole di miracolo, briciole di segni, per questi cani di pagani? In questo presente di fame e di festa, di vacanze e di miseria, una fiumana di madri cananee implorano ancora briciole per i loro cuccioli, stritolati dal demone della fame e della malattia.
Il mondo domanda ai discepoli: fate dei segni, dei piccolissimi segni, delle briciole di miracolo, per noi, i cagnolini della terra. Allora capiremo il Regno, e come sia una terra di uomini. Una tavola ricca di pane, una corona di figli, briciole, e dei cuccioli affamati: questa immagine si è fatta strada verso il cuore di Gesù e può farsi strada verso il nostro. La pietà di Dio viene sempre, forse a guarire, certamente a versare le sue lacrime nelle nostre, a versare la sua speranza nei giorni della nostra sconfitta, a trasformare tutti i cagnolini in figli. Di sotto la tavola li alzerà e li metterà sopra il candeliere, perché anch’essi siano come occhi di luce alla mensa del pane e della fraternità. (da un commento di p. Ermes Ronchi, osm)
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