Dopo il Natale di Gesù viene il tempo del nostro natale. Che Giovanni, nel suo brano immenso, spiega così: a quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio. Sintesi estrema del Vangelo: per questo è venuto, è stato crocifisso ed è risorto, perché gli uomini diventino figli di Dio. Ci troviamo proiettati nel centro incandescente di tutto ciò che è accaduto, di tutto ciò che avverrà. C’è un potere in noi, non una semplice possibilità o un diritto, ma di più, una energia, una forza: diventare figli di Dio. Come si diventa figli? In tutte le Scritture figlio è colui che si comporta come il padre, gli assomiglia, ne perpetua i gesti. Figlio di Dio è colui che assomiglia a Dio nei pensieri, nei sentimenti, nel pane dato, nel perdono mai contato. Diventare figli è una concretissima strada infinita. Una piccola parola di cui è pieno il vangelo, ci spiega con semplicità questo percorso. La parola è l’avverbio come. Una parola che da sola non vive, che rimanda oltre, che domanda un altro: Siate perfetti come il Padre, siate misericordiosi come il Padre, amatevi come io vi ho amato, la tua volontà in terra come in cielo. Come Cristo, come il Padre, come il cielo. Ed è aperto il più grande orizzonte. Non essere mai misura a te stesso, misurati con Dio e con il vangelo. Non ti realizzerai mai se non provi a realizzare Cristo. E tu hai questa infinita possibilità. (Ermes Ronchi)
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