«Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo».
Il cristiano non è il custode della civiltà occidentale o della inesistente civiltà cristiana, egli è il sale e la luce che sono compatibili con qualsiasi civiltà e qualsiasi cultura. Il cristiano è veramente, in questo senso, il Figlio dell’Uomo, le cui radici sono in cielo e i cui rami ramificano su tutta la terra.
Paolo è tassativo nelle seconda lettura: non è andato tra i Corinzi con la sapienza cioè con le arti dell’argomentazione e con i discorsi logici di persuasione. Egli ha portato solo la testimonianza del Crocifisso e per non oscurare questa testimonianza non ha esitato a presentarsi con un linguaggio debole e povero che è il linguaggio di Dio che rifiuta di scendere dalla croce per dare prova della sua onnipotenza. Ridurre il Crocifisso a simbolo della civiltà significa crocifiggerlo un’altra volta sull’altare di un paganesimo che si dichiara religioso per convenienza e non per convinzione.
Il cristiano sale e luce non ha nulla da spartire con i devoti del Crocifisso che lo vogliono solo sulle pareti, mentre poi gli sparano quando arriva sui barconi della miseria a cercare pane e una vita meno sventurata.
Il vangelo non dice «Voi sarete» come auspicio futuro, ma «Voi siete», al presente indicativo con valore permanente: siete adesso, ora, qui e lo siete per vocazione, per natura e per grazia perché il vostro «essere sale e luce» è uno «stato permanente», una condizione essenziale della fede che diventa un fondamento della vita. In forza della chiamata, in forza del battesimo, il credente riceve il ministero della testimonianza che nella storia si fa profezia, condivisione, politica, economia, progettualità di società, decisione di stare sempre dalla parte degli ultimi che sono i primi nel cuore di Dio.
In una parola «voi siete il sale … siete la luce» significa che noi siamo responsabili della credibilità di Dio, il quale parla attraverso le nostre scelte, i nostri gesti, le nostre politiche, i nostri volti, le nostre parole. Se, però, siamo scipìti, a null’altro serviamo che ad essere buttati fuori, tra gli avanzi superflui. (da un commento di don Paolo Farinella)
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