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  • San Marcello

In compagnia di Serena Noceti, Geremia e Maria

Oggi abbiamo partecipato al ritiro di Pasqua tenuto dalla teologa Serena Noceti, mi piace il suo modo di parlare anche per la semplicità, la può ascoltare pure un bambino. Purtroppo qualcuno non ha potuto partecipare e sentendo chi era arrivato  in ritardo che si dispiaceva, ho pensato di riportare una parte. Anche se non sarà lo stesso, almeno capiranno di cosa abbiamo parlato.

I brani della Bibbia dai quali siamo partiti sono Geremia 1,1-19 e Luca 1,46-55. L’argomento del ritiro era i profeti, interessante, visto che oggi ce n’è molto bisogno. Ci chiedevamo: ma perchè la parola della profezia tace? Geremia è il primo profeta del quale abbiamo parlato, lui vive con molta responsabilità il suo dono, si sente inadeguato. Esso ci viene dato al momento del Battesimo, le parti del corpo che servono sono gli occhi, la bocca, ma anche le orecchie.

Ci chiedevamo ancora: come essere profeti e perchè esserlo?  Il profeta porta le sue radici, della sua storia, ma deve essere libero. Infatti Geremia discuterà con i sacerdoti e non avrà paura di alzare la voce con la sua famiglia. Ogni esperienza profetica viene collocata nel suo tempo, in quello di Geremia avvengono dei cambiamenti politico sociali e lui è l’unico che li coglie. Il profeta non è uno che si costituisce da solo, la Parola del Signore irrompe nella vita, con i suoi bisogni e i suoi fallimenti, raggiunge le nostre esigenze spirituali. Nel momento in cui il Signore ti rivolge la Parola ti spiega il senso del tuo passato e questa nella vita di Geremia ritorna quando è in crisi o quando è osteggiato, lui ripensa a ciò che ha ascoltato.

“Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni” (v. 5).  Il Signore afferma di conoscerlo con un rapporto profondo, appassionato, lo rende partecipe, santificandolo, della qualità d’amore, intensa e profonda che è di Dio, lui è il primo ad essere chiamato profeta delle nazioni. Geremia percepisce che la Parola di Dio gli rivela degli orizzonti che non si sente capace di raggiungere, vuole sottrarsi all’azione come Mosè. Al profeta non è chiesto di portare la sua parola ma quella di Dio, quindi è giusto che ci sia una lotta dentro di noi e la consapevolezza del proprio limite, il contrario potrebbe portarci a diventare dei falsi profeti.

Ritornando quindi alla domanda: perchè la parola della profezia tace? Abbiamo provato a dare una risposta: forse perchè non ascoltiamo abbastanza la sua Parola e confidiamo troppo nelle nostre forze. Il profeta è del tutto e a tutti, cioè non può scegliere a chi profetizzare e non può farlo in parte. Il Signore dà una parola di rassicurazione, ma Geremia subirà l’arresto, verrà ostacolato, ci sarà motivo di avere paura, quello che ci viene prospettato non è un cammino facile.

E’ importante il gesto, tocca la bocca , che è l’organo necessario per fare ciò che deve, non perchè è impura, ma ha bisogno di ricevere le parole di Dio su di essa. Geremia ogni tanto le perde, in certi momenti la profezia non la eserciterà ( due periodi di dodici anni in cui tace), dovrà rirovare le parole, per circostanze interne o esterne non ha la capacità e a volte così capita anche a noi. La Parola deve decostruire e costruire, denunciare e annunciare. Dobbiamo stare attenti ai falsi profeti, quelli veri accolgono la Parola di Dio, la ricevono, interpretano la realtà e l’annunciano. Il vero profeta deve avere la capacità di leggere la storia, deve essere impregnato del senso di Dio che la intuisce.  La prima cosa che il Signore dice è: che cosa vedi? Lui vuole che noi diventiamo protagonisti e che portiamo un messaggio di speranza. Noi siamo profeti poco efficaci, perchè non siamo consapevoli dei nostri limiti, ascoltiamo poco la Parola di Dio e non abbiamo più la capacità del senso quotidiano di annunciare il regno di Dio.

Quindi il nostro mandato è di cingerci la veste ai fianchi, lo si fa quando si deve partire o si deve combattere (come Giobbe). Don Tonino Bello diceva: “In piedi costruttori di pace”. Dio ci chiede di non essere spaventati perchè confidiamo in Lui. Il profeta deve essere sicuro della Parola del Signore, ma consapevole del suo limite: “Ti muoveranno guerra ma non ti vinceranno, perchè io sono con te per salvarti”.

In questo periodo in cui tutto tace, siamo chiamati a diventare profeti, la lettura dei segni dei tempi in ascolto della Parola è il primo modo; ma ci sono troppi profeti di sventura o d’illusione. La parola decisa è il secondo modo, dobbiamo avere passione per la Parola di Dio, so di essere profeta e cosa comporta.

Maria è il secondo profeta di cui abbiamo parlato, non viene di solito considerata tale, ma è la figura più importante. La nostra esistenza si svolge su due piani, l’esistenza personale e quella dell’umanità, che sono collegati, unici. Nel Magnificat è presente il conflitto, l’ingiustizia, il profeta è colui che sa leggere questa situazione trasformandola in un messaggio di speranza. Tutto dipende da come vediamo la storia intorno a noi. Il Magnificat è un canto di lode, parla dell’azione di Dio. E’ un canto del perchè (ce ne sono due che Maria rivolge verso Dio) e di ciò che il Signore fa per l’umanità. Ci sono tredici verbi, di cui undici hanno come soggetto Dio, ciò che fa per noi e due sono di lode di Maria verso Dio. Il verbo è predominante nella frase, inizia con esso.

Lo sguardo del profeta gioca intorno ai criteri di Dio, che non sono quelli dell’uomo, ma prima di esso c’è quello di Dio, che quando guarda agisce. Il profeta è colui che riconosce Dio come Salvatore e non ha paura di dire che la sua è una condizione di bassezza, inoltre sa leggere i segni della liberazione e della creazione. Per collocarsi nel giusto rapporto con Dio bisogna aver sperimentato la fragilità.

Il Signore prende posizione ma non si schiera, cambia le sorti di chi con le sue forze non è in grado di liberarsi (affamati, umiliati), ma anche la situazione dei superbi, dei potenti e dei ricchi. Il Signore non è l’Onnipotente che risolve i problemi, ma è il potente dell’amore che non vuole vederci schiacciati ma protagonisti. Il profeta ha la capacità di leggere l’agire trasformativo di Dio. La bocca di Maria si apre alla lode, vissuta da chi si sa piccola, umiliata e schiacciata. Bisogna guardare la realtà nello sguardo di Dio e sperare di più. Il profeta deve annunciare la salvezza di Dio e quindi aiutare il popolo a muoversi. Il compito del profeta non è dire parole ma porre al centro la Parola di Dio che ti trasforma.

Alla fine abbiamo condiviso delle riflessioni, ma questo lo possiamo fare commentando il post.

                                                                                                                                                                                             Maria

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