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San Marcello

Parola che accade


Gesù libera l'invasato nella Sinagoga di Cafarnao - Affresco sec. XI - Monastero Benedettino di Stift Lambach (Austria)


È il primo dei segni di Gesù nel vangelo di Marco, il primo dei segni che noi siamo soliti chiamare “miracoli”. Ed è un segno, un miracolo, senza gesti: basta una parola, una sola parola: “Taci, esci”. “Dì una sola parola, una sola parola, Signore, e io sarò salvato”.

Non so se sbaglio, ma ho come l’impressione che al centro di questo racconto del vangelo di Marco ci sia la parola: e tutti nella sinagoga affascinati, sorpresi e anche imbrividiti da quella parola nuova, la parola di Gesù.

All’inizio del brano: “…ed erano stupiti del suo insegnamento”. E alla fine: “…tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità””.

Mi incuriosiva, leggendo il testo, il connubio, o il divorzio, di questi due termini: “parola” e “autorità”. Mi incuriosiva perché il nostro mondo si segnala per un eccesso di parole, un’invasione di parole: ma ti fanno sussultare come davanti a qualcosa di nuovo? Hanno dentro -le parole- un’autorità? E quando le parole hanno dentro un’autorità?

Pensate quante persone erano entrate, durante gli anni, di sabato, nella sinagoga di Cafarnao. Ogni sabato qualcuno si alzava, prendeva il rotolo, lo apriva, leggeva, insegnava. Ma quel sabato nella sinagoga fu una cosa diversa: “erano stupiti perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi”. Eppure gli scribi erano un’autorità. Avevano il “ruolo” dell’autorità, ma il loro insegnamento non stupiva nessuno. Erano fermi alle leggi, all’interpretazione delle leggi, all’enunciazione delle leggi. Erano parole vecchie, logore, che non mettevano in moto nessuno: un diluvio di parole da cui salvarsi.

Parole da cui salvarsi o parole che ci salvano? Questo è il problema. Enorme la differenza. Parole dette dall’autorità o parole che hanno dentro un’autorità? Autorità nel senso di “augere”, di “aumentare”, di espandere, di promuovere, di aprire inizi nuovi, di suscitare energie nuove, possibilità nuove.

Pensate come spesso abbiamo appiattito l’immagine dell’ autorità nell’immagine del contenere, del frenare, del mettere i paletti, del dire il codice, le cose di sempre.

Parole stanche, dilavate, senza sussulti. E come si potrebbe fremere o stupirsi? Parole senza brividi di profezia. Elenchi di cose. Parole da cui salvarsi e non parole che salvano.

Nelle parole di Gesù c’era il brivido della profezia, la passione del profeta.

Parlare come i profeti. I profeti non sono aridi e lontani elencatori di norme. Sono dentro il cammino di un popolo, dentro la storia degli uomini e delle donne del loro tempo. Le parole che i profeti dicono non sono parole che battono l’aria, sono parole accompagnate da un cammino. Per questo il libro del Deuteronomio chiama Mosè profeta: Mosè non era solo parole, era cammino. I suoi occhi non erano pallidi come quelli di coloro che sdottorano da lontano, erano occhi rossi di sabbia e di fatica. Parole con autorità e cioè parole che aprivano piste nuove, suscitavano energie, sostenevano un cammino, parole che liberavano.

Così Gesù. La meraviglia della gente – e anche il brivido – era per quella sua parola, una semplice parola, una sola: “Taci, esci da quell’uomo”, che era accaduta.

Era accaduta! La gente, quella gente, aveva passato anni a sentire parole dopo le quali non accadeva mai niente, ed ecco la sorpresa del Rabbì di Nazaret e di quelle sue parole che accadono: “comanda agli spiriti immondi e gli ubbidiscono”. Parole che non si perdono nell’aria, ma accadono. E accade la liberazione. Quando la parola è profezia, è parola di Dio, accade la liberazione.

Liberazione da tutto ciò che reprime dentro gli umani. E non sempre è il demonio che soffoca la nostra umanità. Spesso sono cose più vicine: la sete di potere, di denaro, di successo. A volte è il nodo delle nostre depressioni, delle nostre paure.

A volte è il tumulto delle parole di coloro che hanno un intento preciso, quello di portarti nel gregge. E gridano e gridano e gesticolano, come il demonio del vangelo. E Gesù zittisce: “Taci”. Zittisce quelli che ti gridano intorno.

E nel silenzio, nel silenzio del tuo cuore, ti restituisce nella tua dignità, ti ridona un cuore di uomo e donna liberi. (da un commento di Angelo Casati – http://www.sullasoglia.it)

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