Giovanni il Battista ritorna ancora sulla scena. E la pagina evangelica odierna (in realtà questo è tipico di tutto il IV evangelo) ce lo presenta come testimone. Chi è il testimone? È anzitutto colui che ha visto (per ben quattro volte in questi sei versetti ritorna il riferimento all’atto del “vedere”), cioè ha conosciuto, ha contemplato, ne ha fatto esperienza. Lo stesso dicasi, per intenderci, del testimone di un incidente d’auto: è colui che era presente ed ha visto, ha toccato con mano il fatto accaduto. Questo è il dato essenziale della testimonianza, e viene prima di ogni cosa. Cosa puoi testimoniare, se non ne hai fatto esperienza? Giovanni ha visto con occhi profondi il volto di Gesù mentre s’immergeva nelle acque del Giordano. Lì ha avuto una rivelazione dall’alto che gli ha permesso di rompere la corteccia dell’ordinario per scoprirvi lo straordinario in azione.
Ma il testimone è anche – ma solo in un secondo momento – colui che parla, non per imporre, ma per indicare, non per affermare se stesso, ma per orientare lo sguardo di tutti su colui verso cui punta il dito. La sua parola è solo segno e strumento per una realtà che lo sorpassa. Più avanti, nello stesso evangelo (3,30) il Battista dirà di sé: «Egli (il Cristo) deve crescere, io invece diminuire».
Anche noi, singolarmente e come Chiesa, abbiamo da riconoscere che siamo solo segno del Regno, non siamo il Regno di Dio. Un tempo si era soliti identificare la Chiesa con il Regno di Dio, annunciato da Gesù. “Il Regno di Dio è la Chiesa” si sentiva dire. Oggi, per fortuna, comprendiamo – anche se non sempre e non tutti nella Chiesa – che il Regno di Dio è vasto almeno quanto la creazione: le sue realizzazioni sorpassano di gran lunga le nostre strategie e le nostre verifiche, per cui – in quanto credenti – il nostro primo dovere è di scorgere con attenzione ed umiltà il Regno di Dio che viene anche senza di noi, o a dispetto di noi, o addirittura contro di noi. La Chiesa è solo un segno e uno strumento di ciò che la sorpassa, del Regno di Dio. Per questa ragione non possiamo misurare il mondo sulla dimensione della Chiesa. Dobbiamo misurare il mondo sulla dimensione del Regno di Dio, così come ci è manifestato abbondantemente dalla Parola di Gesù. C’è una fedeltà a Dio a cui siamo chiamati sempre! Ma – attenzione! – cosa significa fedeltà a Dio? Fedeltà a Dio concentrata nell’appartenenza ad un’istituzione o fedeltà a Dio misurata sulla mobilità del Regno? (da un commento di don Lino Modesto)
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