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  • San Marcello

Ciao Ginetta!

Oggi è venuta a mancare Ginetta, una persona che ha arricchito tanti della parrocchia e alla quale eravamo molto affezionati, era uno dei membri più attivi nel gruppo dei Sempreverdi e voglio ricordarla riportando l’ultimo regalo che ci ha fatto con la sua testimonianza alla novena di Natale del 2015.


La solitudine

Per me la solitudine è soprattutto la perdita di tutti i miei affetti più cari: i miei genitori, i miei fratelli, mio marito, i miei figli. Sono rimasta sola, sola con le parole non dette, sola con i gesti non fatti e con i sentimenti sempre controllati e qualche volta taciuti, non per freddezza, ma per pudore. Non sempre noi anziani ne abbiamo fatto un buon uso. Il pudore è stato per noi un filtro che non ci ha permesso di manifestare tutto il nostro affetto, tutta la nostra tenerezza, tutto il nostro amore.

Oggi non è più così; ed è un bene, ma attenti a non mortificare il significato di alcune parole abusandone. Non ne abusò don Gianni quando morì mio figlio Franco. “Adesso sono rimasta veramente sola. Nessuno più mi chiamerà mamma” gli dissi. Rispose: “Ginetta, noi siamo qui con te con tutto il nostro affetto”. Poche e semplici parole che nel tempo si sono rivelate per me un balsamo, che non guarisce, ma allevia il dolore della ferita.

Fin dall’inizio, ho sempre frequentato il gruppo dei “Sempreverdi”, ma dopo quelle parole di don Gianni non salto più una riunione. Il martedì è diventato per me un giorno importante e mi accorgo che lo è, non solo per me che sono la più anziana, ma anche per tanti altri che vivono soli. C’è un altro incontro che non mi si può togliere: toglietemi il pranzo, ma non la messa della domenica mattina alle otto. Anche d’inverno, nonostante gli inevitabili acciacchi dell’età e nonostante il freddo…..

Il progressivo ed inevitabile decadimento fisico accentua le difficoltà del sentirsi soli, in special modo quando colpisce, come nel mio caso, la vista. Non vedo più bene, non posso leggere, non posso scrivere, non posso più cucire un bottone, mi riesce difficile fare le piccole cose del vivere quotidiano. Non rinunzio però a cucinare. Piano, piano, ogni giorno mi preparo qualche panzerotto, ricordando alcune ricette di mia madre. Devo molto ai miei genitori, gente umile, ma che, con il buon senso, aveva appreso l’arte del vivere e del credere e lo aveva trasmesso a noi figli. Fin dalla tenera età mi avevano aperto le porte della fede in Dio e della sua misericordia. Ed è questo il balsamo che mi ha accompagnato e protetto per tutta la vita e per tutte le ferite. Nei momenti più duri e più dolorosi, quando la solitudine ti attanaglia e tutto diventa buio ed irreparabile, la fede e la speranza sono state e sono la mia forza e la mia salvezza.

Ci sono delle mattine che dopo tanto vivere, una voce melliflua e tentatrice mi sussurra: “Ma che ti alzi a fare, resta a letto alla tua età a chi devi dare conto!”, allora cambio registro e penso:” Ma se il Signore mi ha donato tanti anni da vivere è giusto viverli pienamente giorno per giorno”. Così mi alzo per affrontarne un altro, che forse sarà uguale a tanti altri ormai passati , ma che, comunque, è uno in più. Ringrazio il Signore dicendogli: “Guarda, io ci metto la mia buona volontà, tu mettici la tua potenza e la tua bontà”.

Solo allora , lentamente, incomincio a muovermi per la casa, silenziosa e troppo grande per una sola persona, ma certamente piccola per il dono della sua immensa misericordia che mi accompagna. Il bimbo che nasce sia il vero balsamo per tutte le nostre ferite.

Auguri di buon Natale

Ginetta


Grazie Ginetta per la tua amicizia e per il tempo che mi hai dedicato! Che ci hai dedicato!

                                                                         Maria

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