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San Marcello

Davide e Gildo


Ieri ho terminato di leggere il libro “Lettere dalla vita” del padre Comboniano Maurizio Balducci. Una bella testimonianza non solo della vita che conducono in Uganda, ma anche della loro fede. Alcuni in Italia vivono la propria vita cristiana per abitudine, pensano che per avere a posto la coscienza basti andare a Messa la domenica e non fare male a nessuno. Ma Gesù non ci ha detto così. Nei racconti di padre Maurizio si nota come la popolazione vive realmente le celebrazioni, facendo attenzione a ogni momento di esse.

Mi ha colpita la storia di Davide e Gildo, due ragazzi di 18 e 16 anni, che nel 1918 sapendo non c’era nessuno a Paimol ad evangelizzare si sono offerti volontari, nonostante le obiezioni e le preoccupazioni di padre Gambaretto.

Subito iniziarono a insegnare ai bambini la “vera fede”, grazie al loro carattere gioioso e al comportamento rispettoso, i genitori cominciarono a portar loro tutti i bambini del villaggio. Davide e Gildo erano bravissimi a insegnare, ma piaceva loro anche giocare con gli altri e così ben presto divennero popolari e amatissimi. La tensione col potere coloniale era forte, gli inglesi avevano deposto ed esiliato il capo Paimol. Lui e i suoi se la legarono al dito e considerarono i missionari alleati del potere politico. Andarono al campo dove erano i due catechisti e trascinandoli fuori della capanna li uccisero.

Nessuno volle seppellire i corpi dei due giovani perchè stranieri e morti ammazzati. Li trascinarono invece, senza toccarli, su un termitaio per farli divorare. Ma si racconta che la gente, stupefatta, si accorse che nè le iene nè gli avvoltoi si avvicinavano ai corpi. Solo dopo alcuni anni, un altro missionario raccolse quelle povere ossa e le portò alla missione. Dopo poco si verificò un altro miracolo: il servo del capo confessò la sua colpa e chiese di essere battezzato. I cristiani non hanno mai smesso di accorrere sul luogo del martirio che chiamarono Wi Polo, al Cielo. Giovanni Paolo II li ha beatificati il 20 ottobre 2002, sono i primi catechisti africani saliti agli onori degli altari.

Due ragazzi hanno preferito morire anzichè rinunciare ad evangelizzare e abbandonare la gente che si era affidata a loro e noi a volte ci vergognamo anche di dire al collega che andiamo in chiesa, temiamo che ci possa prendere in giro, ma spesso chi ci è accanto aspetta solo di conoscere, che noi gli parliamo della nostra esperienza, che gli raccontiamo che Dio ama anche lui.

Maria

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