Sono quindici anni, ormai, che il nostro Peppino ce l’hanno portato via. Quella mattina del 19 marzo del 1994, quando fu ucciso nella sagrestia
della sua chiesa a Casal di Principe, proprio nel giorno del suo onomastico, la ricordiamo ancora come se fosse oggi. Ed è un dolore che si rinnova ogni anno, ogni mese, ogni giorno.
Dopo quindici anni abbiamo dentro di noi la stessa sofferenza di quella mattina. Riusciamo a non soccombere grazie alla vicinanza degli amici di nostro figlio e di quanti lo ricordano pur non avendolo conosciuto. La vicinanza di tanta gente ci è servita per andare avanti, per alimentare la speranza che il sacrificio di nostro figlio non sia stato invano.
Ora sappiamo che il nostro Pinuccio non è più solo nostro, ma è anche di tanta gente sparsa per l’Italia, che del suo ricordo e del suo impegno, ne fa memoria quotidiana e simbolo della lotta per la legalità e la giustizia. La sua morte, paradossalmente, profuma di vita, alimenta la speranza, aiuta le persone a costruire percorsi capaci di accogliere e includere chi è in difficoltà. Don Peppino Diana amava la sua gente.
Lo aveva scritto, lo gridava dall’altare questo suo amore, perché voleva semplicemente contribuire a costruire delle comunità senza più camorre. Insegnava ai ragazzi a non tradire mai le proprie idee e a non barattare mai la propria dignità. Cose semplici, ma importanti per arginare una cultura di morte che pervade i nostri territori.
Per il 19 marzo prossimo, nel 15° anniversario dell’uccisione di nostro figlio, l’associazione LIBERA, Nomi e Numeri Contro le mafie, ha organizzato la giornata della Memoria e dell’Impegno proprio in Campania. E si comincia da qui, dal paese di don Diana, da Casal di Principe. E il 20 ed il 21 a Napoli. Vorremmo che tanta gente venisse a Casal di Principe per ricordare non solo il nostro Peppino, ma tutte le vittime innocenti della criminalità organizzata. Sono già tanti gli uomini e le donne che ci hanno fatto sapere, da ogni parte d’Italia, che giungeranno nelle piazze e nelle strade di Casale, per aiutare e sostenere quei cittadini che vivono qui e che non vogliono essere sopraffatti dal linguaggio della violenza e del sopruso.
Vorremmo rivivere, da mattina fino a sera, in una festa di colori, di speranze, una giornata di riflessione per un cammino di pace e giustizia sociale. Vorremmo di nuovo vedere le migliaia di camice azzurre degli scout percorrere le strade della città; Vorremmo che i lenzuoli bianchi che si srotolavano ai suoi funerali, fossero ancora li, a scendere da balconi, per accogliere, come simbolo di rinnovamento e di speranza, tutti quelli che arriveranno a Casal di Principe.
A noi, genitori di don Peppino, ci hanno spesso detto che non dobbiamo lasciare spegnere la speranza. E ci hanno ricordato che proprio nei momenti più difficili occorre unirci per dare il meglio di noi e cambiare il nostro mondo, senza paura. Questo è uno di quei momenti. Ma saremo orgogliosi di darvi il benvenuto nella terra di don Peppe Diana.
Gennaro Diana e Iolanda di Tella (genitori di don Giuseppe Diana)
Per approfondire:
E’ la camorra il nuovo terrorismo di don Giuseppe Diana
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