Credo allora che i giorni che ci apprestiamo a vivere possano essere un’occasione per meditare sulla vita e sulla santità. Il rapporto della società attuale con la morte è spesso quello della rimozione, oppure della credenza in una sorta di vaga sopravvivenza (basti pensare alle quantità di peluches ed oggetti quotidiani con cui si commemorano i defunti, in modo così simile alle vivande che gli Etruschi sistemavano all’interno delle necropoli); ci manca l’idea che la morte possa essere una rivoluzione, un incontro con la verità di noi stessi, un ingresso in una vita tanto vera che quella attuale è solo una “Shadowland”, come leggevo oggi in un bellissimo blog. E il rapporto del nostro mondo con l’aldilà oscilla tra l’idolizzazione di alcuni defunti – così diversa dal culto dei santi – e la fuga da una realtà che terrorizza…
In questi giorni si rinfocola l’abituale dibattito sulla festa di Halloween e sul suo significato. Vi segnalo allora questo post di Chiara Bertoglio (da cui ho tratto la citazione qui sopra], Zucche, libri e crisantemi, per cogliere invece l’occasione di ampliare il discorso… e lo sguardo.
Maria Grazia
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