Sono giorni che mi chiedo quali siano le parole più adatte per raccontare questa esperienza e tutt’ora penso che anche fondendo tutte le parole del mondo nel pensiero più profondamente sentito non riuscirei mai a descrivere il suono assordante del battito del mio cuore quando in quei giorni, attraverso altri occhi, Qualcuno ha deciso di parlarmi.
Il 10 settembre, un giorno come tanti per una liceale in vacanza che attende di ricominciare la scuola, tipica mattinata da passare a dormire e pomeriggio in giro o al mare. Avevo sentito parlare di questa ‘missione’ e sempre più sentivo in me qualcosa che mi diceva di non lasciarmela scappare, nonostante non sapessi neanche chi avrei incontrato, quando e come. Alle 8:30 di quel primo giorno, arrivavo nel salone parrocchiale e trovavo un gruppo di suore, tanti ragazzi, Don Gianni e qualcuno della comunità; non chiedetemi perché, ma sentivo dentro una gran voglia di scappare, tornarmene a casa e sbrigare le mie faccende personali prima della grande ripresa. Il pensiero di trascorrere il mio tempo casa per casa, consapevole che nessuno avrebbe aperto mi convinceva quasi di star facendo qualcosa di inutile, questo sentimento però era contrastato da un altro ancora più forte che mi portava a rimanere lì come se quel posto, in quel momento, fosse la mia gravità!
La sera avevo nel cuore la bellezza che quel giorno mi aveva riservato: la dolcezza di Emma che avevo visitato nella sua casa, la saggezza di Mina che aveva condiviso con me il racconto della sua vita con i problemi più assurdi, ho visto la solitudine di quanti con violenza sbattevano quella porta. Ho assaporato la bellezza della condivisione della preghiera forse per la prima volta nella mia vita durante l’Adorazione insieme ai Giovanissimi con cui ho iniziato e continuo questo cammino. Non dimenticherò mai la semplicità e la bellezza delle parole di Sara, 8 anni, che parlando un po’ di scuola mi ha detto:” Sai, quest’anno la maestra non ci dice più cosa dobbiamo fare, con che penna scrivere e che quaderni usare! Sai che vuol dire?” e io le chiedo:” che vuol dire?” e lei urlando e sorridendo a 32 denti :” Che siamo liberi!!!” Circostanza apparentemente banale, ma che per me ha segnato un punto di inizio perché da quel momento ho avuto la consapevolezza che niente avviene per caso, non avevo mai sentito più vere quelle parole e nei giorni successivi riuscivo a cogliere il senso pieno di quanto stessi facendo e perché fosse importante per me anche se non ci riuscivo subito. Il giorno seguente era inizialmente una continua ricerca, volevo a tutti i costi capire il senso di quello che mi stava accadendo e solo quando ho smesso di domandarmelo l’ho capito davvero. Avevo trascorso la maggior parte del tempo cantando: nei momenti di missione in piazza, con i bambini nel pomeriggio e la sera durante le prove del coro, e in tutti questi momenti avevo il solo compito di trasmettere la Gioia che sentivo dentro, la Gioia che avevo ricevuto dalla consapevolezza di essere parte di un progetto importante. Qualcuno dona la Gioia e questa va trasmessa a chi non l’ha ancora vissuta, come farlo? Semplice, si è pensato anche a quello: con quanto di più intimo si possegga, nel mio caso, la mia voce.
E’ stata una esperienza tanto intensa quanto faticosa ma unica nella sua bellezza perché ha donato tanta condivisione, a partire dal semplice sorriso alla grande festa, danze e balli. Se dovessi davvero provare a descrivere queste giornate, le descriverei come un continuo crescendo che è esploso poi nella emozionante testimonianza di Don Francesco e del suo Sacerdozio. Così quella Domenica non è finito nulla, al massimo è iniziata non una, ma La Missione che ciascuno di noi è chiamato a vivere perché la possiede dentro di sé, deve ‘solo’ scoprirla e con Fede inseguirla; altro non è che uno scambio di sguardi: tu guardi verso di Lui e Lui ti dona Occhi nuovi!
Rosa Cortese
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