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  • San Marcello

Immaculée Ilibagiza

Aggiornamento: 20 giu 2023





Oggi c'è stato un incontro dei Sempreverdi un po' diverso dal solito, abbiamo avuto il piacere di avere tra noi don Michele, Abate di Cava dei Tirreni, Ermir il nostro diacono, Federico il nostro amico seminarista, Gianni e Vincenzo. In più a condurre l'incontro c'era don Mario, il nostro fratello di Madre Teresa di Calcutta, del quale ho raccontato qualche tempo fa.

Parlavamo del perdono, un argomento un po' difficile, ma lui è stato molto bravo, infatti è riuscito a catturare l'attenzione di 25 persone e in più anche a farle partecipare, pure le più timide con lui erano impazienti di intervenire.

Ha raccontato diverse cose, ma Immaculèe Ilibagiza mi ha colpita in modo particolare, non l'avevo mai sentita nominare, ma per lui sembrava fosse un'amica, infatti ha incominciato dicendo: "Quando sento parlare di perdono io penso a lei".

Immaculèe è originaria di Kibeho, in Ruanda, dove furono uccisi 1 milione di persone in 3 mesi per odio razziale. Il 7 aprile del 1994 era in vacanza dall'Università e suo fratello le annunciò la morte del Presidente e capirono che la tribù era in pericolo.

Le ostilità tra le due tribú degli Hutu e i Tutsi, e l’odio dei primi verso i secondi, esplosero nella violenza piú cieca. In poche ore, fu l’incubo.

Dalla radio si sentì di intere famiglie uccise. Il padre le diede un Rosario e la implorò di nascondersi. Sentì in cuor suo che quella era l’ultima volta che lo vedeva vivo, e le diede il Rosario come a dirle: "quando avrai bisogno di trovarmi, stringi questo”.

Ciò che la faceva soffrire di più era il pensiero che proprio i loro vicini di casa, le persone che l'avevano vista crescere, con i cui figli era andata a scuola, erano armati e volevano ucciderli. Si nascose nel bagno di un pastore 1 metro per 1 metro con altre sette donne, lui si raccomandò che stessero in silenzio e non facessero rumori. Per non destare sospetti portava loro solo gli avanzi della cena, quindi mangiavano molto poco e non riuscivano neanche a muoversi.

Un giorno arrivarono i soldati, che andarono casa per casa e uccisero tutta la sua famiglia e per poco non scoprirono anche loro.

“Avevo ancora tanta rabbia dentro. Quando pregavo il Rosario, mi dava pace. Ma appena finivo di dirlo, tornava l’inferno dentro di me. Il diavolo nella mia testa mi diceva – ti ammazzeranno, ti troveranno, useranno violenza. E se anche sopravvivrai, sarai uno zero, la tua vita non avrà mai senso – Pregavo fino a 27 rosari ogni giorno. Era il modo in cui mi nascondevo dal demonio. E poi il rosario della Divina Misericordia. Ma c’era ancora odio dentro, desideravo che tutti i componenti dell’altra tribú si perdessero all’inferno. Non riuscivo a perdonare. Dicevo il Padre Nostro ma non credevo nella parte del perdono. Quando arrivavo alla frase ‘Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori’, la saltavo. Chiedevo a Dio nel mio cuore la grazia. Volevo perdonare, ma non capivo come riuscirci!”.

Immaculée non smise di combattere. Sapeva che la grazia di cui aveva bisogno poteva venire solo da Dio e continuò a pregare il Rosario, ininterrottamente, tutti i giorni, piú volte al giorno.

Poi, in un momento, mentre meditava i misteri dolorosi e contemplava la frase di Gesù: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”, qualcosa le toccò il cuore come mai prima. In quel preciso istante, dopo mesi di calvario, riuscì finalmente ad ascoltare la voce di Dio, e comprese che gli uomini che avevano ucciso la sua famiglia non capivano, in quel momento, cosa realmente stessero facendo. Sentì pure che Dio la stava mettendo difronte a una scelta: “Vuoi continuare anche tu ad odiare ed aggiungere odio ad un mondo già cosi pieno di odio, o vuoi scegliere l’amore?”.

In quel momento capì che come anche a noi, nei nostri pensieri, banalmente, capitava di prendere consapevolezza di quello che avevamo fatto anche molto tempo dopo, così poteva capitare anche nelle azioni piú gravi. La gente può cambiare, i cuori possono cambiare, tempo dopo, quando si prenda reale consapevolezza delle proprie azioni.

In quel bagno minuscolo Immaculée trascorse tre mesi. Guardò per la prima volta la luce del sole dopo 90 lunghissimi giorni di grande lotta. Una volta fuori, comprese che la sua vita, miracolosamente risparmiata, era un dono, e decise di metterla al servizio degli altri trasferendosi negli Stati Uniti.

Dopo quattro anni tornò in Ruanda e decise di andare ad incontrare in prigione l'assassino della sua famiglia, le diedero una mazza per bastonarlo e lui le disse che non si era pentito di ciò che aveva fatto, anzi gli dispiaceva di non aver ammazzato anche lei. Immaculèe gli prese le mani e gliele baciò dicendo che quelle erano le ultime che avevano toccato i suoi familiari prima che morissero. Lui la guardò e incominciò a piangere, così lei capì che qualcosa nel suo cuore era cambiato.

Grazie don Mario di avercela fatta conoscere e di essere stato con noi oggi!!!!

Maria



















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