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  • San Marcello

Due poeti travolgenti

Ieri si è concluso il Festival DiversArte. L’anno scorso non sono riuscita a partecipare, ma non avrei mai pensato che sarebbe stato così interessante! Si sono avvicendati personaggi bravi e simpatici. Tra questi, due mi hanno colpita molto, sono Marta e Antonio.


La prima ha una personalità dirompente, proprio come il mare. Quella poesia ha detto che l’ha scritta quando aveva uno stato d’animo particolare, ma l’impressione che ho avuto io è che rispecchi la forza del suo carattere, la voglia di combattere.

L’urlo del mare

E urla il mare

sbattendoci

ruggiti in faccia

ingoiando in un sol boccone

il silenzio di quella spiaggia

Scivola sotto i piedi

sasso dopo sasso

quel malinconico turbinio

di spuma e tempesta

è arrabbiato il mare

e le onde graffiano il cielo

sanguinano le nuvole

in questo autunno primaverile

che ci fa sbocciare e sfiorire

sbuffa il mare

e con impeto e rabbia

colpisce quei muri

sofferenti perchè

l’anima è in burrasca

BASTARDO

ago pungente

la consapevolezza

dipinge le immagini

un caleidoscopio

soffia parole

il vento nuovo

riempie il quaderno

di un cuore d’onda

batte quell’onda

tamburo e pianoforte

scandendo il tempo

prima del boato

scende

lenta

come un sipario

la notte

gli attori sono in scena

la luna e le stelle pronte ad applaudire

ping pong tra ribalta e retroscena

è l’urlo del mare che dilania i confini

—-

Un’altra poesia che mi è piaciuta è:

Sorridi….

Ascolta

il rumore delle matite

quando cerchi e non trovi

nell’astuccio

Senti

il profumo

dei colori: i loro disegni

guarda

il suono

di una conchiglia arenata

e

sogna

una nevicata

che sappia d’agosto

la gente

sente il peso

dei sorrisi

tu,

fregatene

se per loro

sei strano.


Antonio invece trasmette gioia e simpatia, è il tipico amico che vorresti trovarti ogni giorno accanto. Ci ha fatto sorridere con le sue battute e ci ha incuriosito con la sua opera d’arte.

Antonio Giampietro

Da un disegno bianco, al buio, in pochi minuti, con la digitopittura ha realizzato un quadro. A lui piace far comprendere agli altri la sua situazione, farla vivere.



Comunque lui in realtà è un poeta, quindi vi faccio leggere le sue poesie tratte dalla  raccolta “Ma tu sei il vento”, pubblicata nel maggio 2009:

Parigi

Mi hai chiesto qualcosa,

ti ho detto qualcosa,

ed ora ci parliamo;

pochi passi

per strapparci al silenzio.

Mi hai detto qualcosa,

a volte urlo,

non mi piace specchiarmi,

amo i miei occhi

socchiusi.

Mi hai offerto il tuo braccio,

ti ho dato il mio braccio,

cieco

mi abbandono al tuo andare;

hai stretto il mio braccio,

ho sentito il tuo corpo

venirmi incontro

e mi sono perso.

Ho provato a tenerti,

ho cercato il tuo nome,

ma tu sei il vento,

nel tuo possedermi

non mi appartieni.

Ho lasciato i ricordi,

conosco i miei errori,

i miei orgogli,

i tuoi fragili dissensi…

Ho scelto il tuo sguardo,

ho posato il mio sguardo,

ho giocato al ritorno.

—-



I miei occhi sul tuo corpo

come passi, fremiti

disordinatamente

a screziare la notte,

i gorgogli riflessi

nei giochi del tuo divenire.

Le mie mani sui tuoi silenzi

come fiamme curvate dal tempo

lento dei tuoi gesti.

I miei baci sul tuo viso

sillabe sparse del desiderio

sibilanti sussurri

che ti chiamano a me.

Il giorno mi sorprende

è il senso del mio tenerti

tra le ciglia ti perdo.


 Eredità

Ti lascio il tempo che ti ho dato

e tutto ciò che non ho osato

le impercettibili ferite

e le profonde mai guarite.

Ti dono i silenzi leggeri

gli sguardi più tristi e i più veri

i giorni mancanti e le assenze

i ritorni e le ripartenze.

Nei riflessi falsi d’un fuoco

ho costruito il nostro inganno

i sogni solidi di ieri

ed ora tremuli sentieri

per quelli che come noi sanno

abbandonare un freddo gioco.

Grazie ragazzi, siete stati proprio bravi!

Maria

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