Don Gi mi invia una breve riflessione a preparazione dell’incontro di domani sera alle 20,30 sulla politica (introduce Vito Micunco –
direttore dell’ufficio diocesano della pastorale sociale), a cui seguirà uno spazio per un confronto su come viviamo da credenti l’impegno politico.
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E tu chi porti?
Negli anni passati ho sempre evitato accuratamente che, specie in prossimità delle elezioni, la parrocchia divenisse luogo di dibattito politico o, peggio, di campagna elettorale. Quest’anno invece una serie di “incontri ravvicinati”, mi ha spinto a decidere diversamente … e così martedì scorso in catechesi abbiamo parlato di politica.
Il primo di questi incontri circa due settimane fa: una donna, che non conoscevo, è venuta a chiedermi cosa pensavo del nostro quartiere, come avrei cambiato la città (???) ecc. Le ho risposto che ero molto avvilito, perché a ogni scadenza elettorale cominciava la solita processione con le stesse domande. Inaspettatamente allora mi ha raccontato di avere avuto una vita molto agiata, ma che ora si era separata e aveva deciso di “fare qualcosa per il figlio” che, poveretto, si stava “dannando” all’università: e quindi si presentava nella lista X!
Due giorni dopo ho incontrato per strada un parrocchiano. “Posso portarti domani un mio amico che si candida?” E non avendo ricevuto risposta … “Ho capito, scusami! Porti già tu un altro”.
E poi il giorno dopo mi ha telefonato una donna (marito in carcere, due bambini al doposcuola da noi) per chiedermi di poter venire con un amico che mi avrebbe indicato il modo per ottenere finanziamenti per la parrocchia. E poiché le ho detto che noi non cerchiamo finanziamenti … “Sai, questa persona mi ha detto che se le faccio conoscere qualche persona importante (leggi: che secondo lui può spostare voti), poi mi aiuterà”.
Ho deciso allora che non possiamo limitarci ad evitare che le parrocchie diventino luogo di campagna elettorale; che è necessario ricordare ai cristiani (a tutti in verità!) che, qualunque sia la loro scelta di voto, essa non può essere dettata dall’interesse privato o dalla logica di scambio, ma dalla ricerca del bene comune e dalla tutela dei diritti soprattutto dei più deboli. E che quanti hanno scelto di impegnarsi in politica “un modo esigente di amare il prossimo” (Pio XII), hanno il diritto (e il dovere) di trovare nelle loro parrocchie non un serbatoio di voti, ma una miniera di idee e di grazia, partecipando ai Sacramenti, alle Catechesi, alla vita della Comunità, insomma!
Come cristiani anche in politica abbiamo il compito e la grazia di testimoniare una vita differente. Non abbandoniamola allora, ma trasformiamola, ognuno a partire dalle proprie capacità e responsabilità.
donGi
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