Ieri leggevo le riviste di Emergency, che ci hanno dato mercoledì quando abbiamo visto il filmato con loro. Ripensavo alla veglia di Pentecoste, quando Carmine raccontava la sua esperienza, di essere rimasto colpito da un loro video e di aver deciso di cambiare radicalmente la sua vita diventando volontario di Emergency. In quel momento pensavo che era una bella scelta, ma mercoledì ho capito cosa voleva dire.
Spesso sentiamo parlare al telegioirnale di guerre, di morti, di feriti, ma ci sembrano delle cose lontane perchè non le viviamo. Vedere quelle manine e quei piedini amputati, vederli piangere mentre li medicavano è diverso; pensare che non potranno più vivere nello stesso modo la propria vita, solo perchè in quel momento hanno deciso di giocare proprio là, vicino a una mina. Vedere che un ragazzo di 15 anni rischia di morire perchè un’operazione costa tantissimo, mentre noi possiamo curarci tranquillamente attraverso il servizio sanitario.
Leggevo che in 15 anni di attività hanno curato 3.663.738 persone in quindici diversi paesi martoriati dalla guerra e dalla povertà. Ciò che mi piace è che i centri di Emergency non curano solo le ferite di guerra, ma si occupano di tutta la persona, infatti il ragazzo del filmato aveva un problema cardiaco ed è sopravvissuto solo grazie al loro intervento.
Io penso che dovremmo conoscere meglio questa realtà, quindi vi suggerisco di visitare il loro sito www.emergency.it e di partecipare al prossimo incontro che ci proporranno. Inoltre le loro riunioni sono il martedì nel salone della S.Marcello alle 21, credo, se sbaglio mi può correggere qualche volontario.
Volevo scrivere una poesia di Bertolt Brecht che Teresa Sarti (una delle fondatrici di Emergency) leggeva spesso:
La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente ugualmente
Maria
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