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  • San Marcello

Giornata Mondiale della Gioventù 2016


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Come accade spesso in occasioni del genere, si vuole dire molto, ma non si riesce a trovare così facilmente le parole adatte per esprimere ciò che si sente e che si prova.

Ma, come ogni anno, alla fine dei vari campi, è necessario mettere nero su bianco ciò che si è vissuto, per condividerlo con gli altri com’è giusto che sia, oltre che per necessità personale. D’altronde è questo il nostro compito, quello di sperimentare Cristo, per poi diffonderlo.

Prima di partire per questo famoso evento della GMG, pur essendo consapevole della sua portata, non avevo chissà quali grandi aspettative. Anzi, ammetto di essermi messa in viaggio con un entusiasmo davvero minimo. Nonostante ciò, la voglia di lasciarmi sorprendere era comunque presente e, tempo due giorni, mi sono lasciata completamente andare. È come quando ci si trova davanti ad uno spettacolo di estrema bellezza che non può non impressionarci in qualche modo: giornate del genere, persone del genere non possono non lasciare il segno.

Il nostro viaggio è iniziato con una settimana di gemellaggio in un paese al confine tra la Polonia e la Repubblica Ceca, Jablunkov, dove, a due a due, eravamo assegnati ad una famiglia che ci avrebbe ospitato per cinque notti. Al nostro arrivo i cori che recitavano “Benvenutti” hanno già fatto percepire quanto grande fosse la gioia di chi ci stava per accogliere nelle loro case e l’impressione è stata forte fin da subito.

L’accoglienza è stata disarmante. Nessuno si sarebbe mai aspettato tanta premura, tanta generosità, tante attenzioni nei confronti di ragazzi sconosciuti. Le famiglie che ci hanno aperto le loro porte non hanno solo preparato per noi un letto in cui dormire quando la sera tornavamo distrutti dalle lunghe giornate e camminate e non hanno solo cucinato un numero esagerato di cene e pranzi interminabili. Hanno soprattutto aperto il loro cuore, la loro esperienza ed il loro affetto verso di noi e ci hanno regalato non solo barrette di cioccolata per affrontare la giornata, ma soprattutto tanto amore e la sensazione di essere in famiglia sul serio, pur lontani dalle nostre case baresi.

In questi giorni abbiamo potuto anche visitare Czetochowa, dov’è custodita la famosa “Madonna nera”, tanto venerata dai polacchi, abbiamo partecipato alle prime celebrazioni e raduni con ragazzi di altri parti dell’Italia e del mondo, e siamo entrati nei campi di Auschitz e Birkenau, con la consapevolezza che in poche ore saremmo usciti, cosa che non è stata possibile per la maggior parte delle persone che ci sono entrate poco più di settant’anni fa.

Passata la prima settimana, non abbiamo potuto nascondere le lacrime di commozione nel salutare chi ci aveva accolto ed amato in modo così inaspettato, e ci siamo rimessi in pullman ancora più carichi per affrontare la GMG vera e propria.

Ormai il mio entusiasmo era ben alto, sebbene non avessi idea di quanto sarebbe potuto salire ancora.

Nonostante la fatica dei chilometri che abbiamo masticato ogni giorno, specie gli ultimi due, la scomodità di avere pochissimi bagni nella scuola in cui abbiamo alloggiato, la palestra in cui abbiamo sistemato i materassini che pullulava di insetti, neanche questi ostacoli hanno diminuito la nostra gioia nell’essere lì.

Celebrazioni, catechesi, pellegrinaggi, condivisioni, giri turistici per Cracovia e tutto il resto ci hanno completamente coinvolti, senza lasciarci modo di evitare tale coinvolgimento. Se dovessi cercare un aggettivo per descrivere questa seconda settimana, probabilmente sceglierei “intensa”, oppure “forte”, per provare a rendere l’idea. Le parole del Papa sono scolpite nei nostri cuori e difficilmente saranno dimenticate, così come tutto ciò che abbiamo vissuto.

Credo che per me quest’esperienza sia stata una sorta di “ricarica”, credo di averne avuto bisogno, anche se non lo sapevo prima che cominciasse. Una ricarica per ritrovare ed aumentare il mio entusiasmo e la mia fede, per poi affrontare la vita quotidiana e dar luogo alla vera GMG durante la routine di ogni giorno.

Al termine della mia prima GMG, quindi, posso affermare a gran voce di aver vissuto una delle più belle esperienze di sempre, una di quelle che rimangono impresse nel cuore e che, non importa come andrà avanti la mia vita d’ora in poi, lasceranno sempre una traccia indelebile. In questi giorni così intensi ho capito tanto di me stessa, della mia vita, delle persone che mi circondano, e al tempo stesso sono nate in me centinaia di nuove domande, di nuovi dubbi, di nuovi spunti.

Ho messo in discussione i miei diciannove anni di vita come non mai, tutte le mie scelte, tutto ciò che sono diventata, per trovare conferme magari. Ho capito che non è mai detta l’ultima parola, che non importa quanto si soffre, non importa quanto le nostre aspettative o i nostri progetti possano essere ribaltati, c’è sempre un modo per rialzarsi.

Ho capito che l’Amore è tutto e che c’è sempre, anche quando capita di sentirsi soli, quando si ha l’impressione di non essere amati o di non poter mai più amare qualcuno a causa delle scottature che ci si prende nel corso della propria vita. E che l’amore più bello è proprio quello gratuito, quello misericordioso, quello di un Padre che accetta, perdona ed ama con tutto se stesso noi, con tutte le debolezze, le mancanze, gli attimi di malinconia.

Ho capito tante cose, ma tanto, tantissimo ho ancora da capire. Quello che so è che non mi stancherò di cercare ancora e ancora.

Ringrazio chi ha condiviso con me quest’esperienza, sia chi conosco da tutta la vita, sia chi conosco da due sole settimane, ma che è entrato radicalmente nel mio cuore. Grazie per esserci stati, per avermi dato tanto con le vostre parole, con le vostre attenzioni nei miei confronti e del mio piedino, per avermi fatta sentire amata.

Non dimenticherò mai la gioia di chi ci ha accolto nelle proprie case durante il gemellaggio, le loro premure e la loro disponibilità, non dimenticherò tutte le volte in cui, voltandomi, ho visto dietro di me migliaia di ragazzi provenienti da tutto il mondo sorridere e cantare a squarciagola la propria fede ed ho pensato a quanto sia immenso questo Dio che è capace di raggrupparci in così tanti, non dimenticherò mai le catene umane per uscire dai grandi raduni in cui aggrapparsi alla mano di chi mi stava davanti o dietro non era semplice istinto di sopravvivenza a tanto caos, ma era reale affidamento. Ogni lacrima, ogni parola, ogni discorso, ogni messaggio del Papa, ogni frammento di Scrittura letta, ogni riflessione mi ha arricchita come mai avrei creduto, e non posso che essere veramente felice di quello che ho vissuto.

Ci sarebbe ancora così tanto da scrivere che non mi basterebbero altre due settimane. Ma forse è proprio questo il bello: non si può dire tutto, gran parte di quello che proviamo rimarrà semplicemente nei nostri cuori ed emergerà col tempo tramite la nostra vita.

Intanto, iniziamo a prepararci per #Panama2019

Chiara

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