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San Marcello

Il linguaggio che non ti aspetti… Il mio contributo allo stage su catechesi e disabilità.


Il 21 novembre scorso sono stata invitata dall’Ufficio catechistico della diocesi di Roma a contribuire allo stage su catechesi e disabilità tenutosi presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, con un intervento sulla comunicazione nei Disturbi dello Spettro Autistico.

Quando mi è stata fatta questa proposta, mi sono subito resa conto della difficoltà di un seminario rivolto a un pubblico indifferenziato, di cui dovevo presupporre la mancanza di qualsiasi conoscenza specifica ma a cui mi era stato chiesto di dare degli strumenti essenziali per accogliere le persone autistiche in maniera rispettosa della loro storia e della loro condizione.

Un compito arduo e complesso perché sempre a rischio di banalizzazione/semplificazione ma una sfida che ho voluto accettare in nome di tutti quelli che si sforzano di “costruire ponti” tra mondi comunicativi apparentemente così diversi.


Richiedi ciò che le tue aspettative ti dicono sia normale, e tu troverai frustrazione, disappunto, risentimento, e magari addirittura rabbia ed odio. Avvicinati rispettosamente, senza preconcetti, e aperto ad apprendere nuove cose, e tu troverai un mondo che non avresti mai potuto immaginare...  Se questa prospettiva vi eccita, allora venite ad unirvi a noi, con forza e determinazione, con speranza e gioia. Un’avventura lunga una vita vi aspetta. [Jim Sinclair]

Ho scelto dunque di ripercorrere insieme a chi mi ascoltava (catechisti ma anche insegnanti, studenti e genitori) gli stessi passi che, come madre, ho dovuto affrontare quando anch’io ho dovuto capire e imparare. Ho voluto che fosse una testimonianza nel senso più puro del termine, in cui ho condiviso le mie difficoltà e il mio smarrimento in modo semplice e sincero, esemplificando così quello stesso smarrimento e quelle stesse difficoltà che l’impatto con il variegato mondo dello spettro autistico provoca in chiunque lo sperimenti.


Ho quindi preparato idealmente una valigia in cui conservare ciò che poteva fungere da bussola in territori comunicativi sconosciuti, chiamando a sostegno della mia testimonianza altre voci di genitori ma, soprattutto, di persone autistiche in grado di spiegarci non tanto il “loro” quanto il “nostro” punto di vista.

Perché se c’è una cosa che ha avuto veramente successo (e che soprattutto aveva senso fare…) è stato il percorso di riflessione sulla nostra maniera di comunicare, su ciò che diamo per scontato, sul delirio di superiorità della parola sulle altre forme di linguaggio che ci portiamo dietro senza neanche rendercene conto…

Ringrazio suor Veronica Donatello, referente della Cei per il settore della disabilità, e don Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico di Roma, per la fiducia che mi hanno dimostrato e l’originalità dell’esperienza in cui mi hanno coinvolto. Se me lo avessero detto qualche tempo fa non ci avrei creduto ma anche questa è la dimostrazione che le vie del web sono infinite… 🙂

Maria Grazia Fiore

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