MIRIAM, Maria, una semplice ragazza in un piccolo villaggio, viene chiamata al compito impossibile: diventare madre di chi sarà chiamato “Figlio dell’Altissimo” (Lc 1, 26-38). Compito misterioso, a cui rispondere sì. Così Maria mostra all’umanità tutta che la santità più piena sta nella pura disponibilità a diventare strumento della volontà generatrice di Dio.
Nessuna storia potrà mai raccontare con più chiarezza che donare e accogliere la vita è l’unica esperienza attraverso cui l’umanità può superare se stessa e i propri limiti. L’uomo si avvicina a Dio non quando si basa sulle proprie forze, per costruire la Torre di Babele, né quando insegue tutte le ricchezze o la sapienza di questo mondo, ma quando mette in gioco la sua libertà nel dire “sì” alla vita. Uscendo da sé, amando a tal punto da generare una nuova vita.
<< Nella maternità della donna, unita alla paternità dell’uomo, si riflette l’eterno mistero del generare che è in Dio stesso….. comune all’uomo e alla donna>> anche se <<la maternità della donna costituisce una “parte” speciale di questo comune essere genitori>> (Mulieris Dignitatem, n.18).
Per questo la maternità di Maria è un segno che non riguarda solo le donne, ma chiama l’umanità tutta, uomini e donne, a riconoscere che la grandezza e la verità della propria vita sta fuori di sé. Sta nel saper generare ed accogliere una nuova vita: ognuna un piccolo pezzo di Dio.
Francesco Belletti, Direttore del Cisf
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