Più di una volta ho avuto la tentazione di scrivere un post sull’argomento, ma ho sempre soprasseduto anche perché la nostra comunità e il nostro parroco non possono certo essere tacciati di chiusura dogmatica o “eccessi di razionalità” in questo campo, però non possiamo certo chiuderci nel nostro orticello e ignorare tutto il resto. Ci sono episodi che invitano a riflettere…
Nello specifico, mi riferisco all’esclusione di un bimbo con disabilità dall’Eucarestia perché il sacerdote lo ritiene “incapace di intendere e volere”.
Succede a Porto Garibaldi, uno dei lidi in provincia di Ferrara, e protagonista della controversa vicenda è un bambino con ritardo mentale che il parroco del paese, don Piergiorgio Zaghi, decide di “saltare” nella somministrazione dell’eucarestia. L’episodio, avvenuto giovedì scorso nel bel mezzo della cerimonia propedeutica per le Prime comunioni – che si terranno nel mese di maggio -, ha scatenato la polemica tra favorevoli e contrari al gesto del parroco. Alcuni genitori dei compagni di classe del piccolo, che frequenta la quarta elementare a Porto Garibaldi, con una lettera hanno invitato il prete a ritornare sulle sue decisioni. Quest’ultimo si è difeso nell’omelia pronunciata durante la messa del venerdì Santo: anche se la dottrina non prevede l’esclusione dall’Eucarestia per le persone incapaci di intendere e volere, don Piergiorgio avrebbe desiderato che il piccolo capisse o intuisse la portata del sacramento. [vai all’articolo]
La prima cosa che mi sono chiesta è quanti siano i bambini normodotati per cui si può dire altrettanto. E anche per quanti adulti. E anche chi di noi sia realmente e convintamente in grado di affermare di “possedere” intellettivamente e spiritualmente la pienezza di questo Mistero.
Esiste una dimensione spirituale che va oltre quella intellettiva o siamo proprio noi a dubitarne?
Aggiornamenti: L’articolo sull’argomento di Avvenire mentre queste sono altre reazioni…
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