Ieri ho sentito una trasmissione radiofonica, parlavano della mamma di Loris, quel bambino trovato morto. Tutti gli ascoltatori, o quasi, comprendevano il disagio di una ragazza giovane che all’improvviso si ritrova incinta e l’assenza del marito che faceva il camionista. La maggior parte affermava che si era ritrovata sola e aveva perso la testa, ma nessuno ha detto che forse potremmo fare di più per le persone che ci sono accanto.
Oggi molti sono presi dalla vita frenetica, ognuno si preoccupa delle proprie cose da fare, diversi sono impegnati al computer con i vari social network, altri s’intrattengono al cellulare con Whatsapp e internet. Raramente ci chiediamo se chi abbiamo davanti sta male, ha bisogno di parlare, a volte un semplice sfogo può far stare meglio. Spesso siamo convinti che l’ascolto sia un compito del prete o dello psicologo e non ci rendiamo conto che fermandoci un quarto d’ora con una persona, chiedendole come sta, possiamo farle un grosso regalo.
Maria
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