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  • San Marcello

S.Filippo Neri


S.Filippo è uno dei santi che mi piace di più, quindi oggi ve lo voglio far conoscere.

Nacque nel 1515 a Firenze, era figlio di un notaio, ricevette una buona istruzione e poi fece pratica nell’attività di suo padre. Dopo la morte della mamma la famiglia si trovò affidata alle cure della nuova sposa di ser Francesco, Alessandra di Michele Lenzi, che instaurò con tutti un affettuoso rapporto, soprattutto con Filippo, dotato di un bellissimo carattere, pio e gentile, vivace e lieto, il “Pippo buono” che suscitava affetto e ammirazione tra tutti i conoscenti.

Filippo subì l’influenza dei domenicani di S.Marco, dove Savonarola era stato frate non molto prima, e dei benedettini di Monte Cassino, all’età di 18 anni abbandonò gli affari e andò a Roma. Là visse come laico per diciassette anni e inizialmente si guadagnò da vivere facendo il precettore, scrisse poesie e studiò filosofia e teologia. Nel 1538 cominciò a lavorare fra i giovani della città e fondò una confraternita di laici che si incontravano per adorare Dio e per dare aiuto ai pellegrini e ai convalescenti e che gradualmente diedero vita al grande ospizio della Trinità.

Filippo passava molto tempo in preghiera, specialmente di notte e nella catacomba di S.Sebastiano, dove nel 1544 sperimentò un’estasi di amore divino. Nel 1551 Filippo Neri fu ordinato prete e andò a vivere nel convitto scolastico di S.Girolamo, dove presto si fece un nome come confessore; gli fu attribuito il dono di saper leggere nei cuori. Ma la sua occupazione principale era ancora il lavoro tra i giovani, infatti mi piace molto ricordare l’episodio in cui si narra che una volta, un ricco signore, infastidito dalle sue richieste, gli diede uno schiaffo. Il santo non si scompose: “Questo è per me – disse sorridendo – e ve ne ringrazio. Ora datemi qualcosa per i miei ragazzi.”

Un giorno, una nota chiacchierona, andò a confessarsi da S.Filippo. Il confessore ascoltò attentamente e poi le assegnò questa penitenza: “Dopo aver spennato una gallina dovrai andare per le strade di Roma e spargerai un po’ dappertutto le penne e le piume della gallina! Dopo torna da me!”. La donna, abbastanza sconcertata, eseguì questa strana penitenza e tornò dal santo come richiesto. “La penitenza non è finita! – disse Filippo – Ora devi andare per tutta Roma e raccogliere le penne e le piume che hai sparso!” “Ma è impossibile!” rispose la donna. “Anche le chiacchiere che hai sparso per tutta Roma non si possono più raccogliere! – replicò Filippo – Sono come le piume e le penne di questa gallina che hai sparso dappertutto! Non c’è rimedio per il danno che hai fatto con le tue chiacchiere!”.

Stiamo attenti a non fare lo stesso errore!

Maria

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